Dopo poco decisi di sposarmi e quindi gli anni seguenti non li posso certo considerare come un ricordo di gioventù. Per me, quel capitolo di vita così intenso ed importante, era finito per sempre. Negare l’evidenza sarebbe penoso e servirebbe solo a mentire a se stessi. Gli anelli seguenti non possono far parte di questo documento, non possono in alcun modo avere lo stesso peso e significato di quelli vissuti prima di diventare “grande”. Con questo non voglio dire che nella maturità non si siano verificate situazioni simpatiche, imbarazzanti, divertenti o comunque tali da essere ricordate. Tutt’altro. Quello che non mi ha mai convinto nel ritenere paragonabili questi due capitoli della vita risiede nel fatto che, qualunque cosa mi sia accaduta o mi accada in questi come nei prossimi anni, non la potrò certamente vivere con l’ingenuità, la curiosità, la leggerezza, l’incoscienza e la gioia di esistere del bambino che era in me. Fortunatamente quel bimbo non è morto, ha solo fatto posto a qualcosa di diverso, di più completo e, sotto certi punti di vista, molto più sconcertante e difficile da capire: l’uomo. Così come un uomo è sempre seguito dalla sua ombra, lo stesso uomo ha accanto a sé il bambino che è stato, e questo, volente o nolente, sarà per tutta la sua vita. Come può un corpo essere diversamente coraggioso, diversamente sicuro di sé, diversamente affidabile, diversamente onesto, diversamente capace o qualsiasi altra cosa diversa dalla sua ombra? Ma chi sono io se non la sintesi dei miei anelli, il riassunto del mio passato, la fusione delle mie esperienze. In poche parole non posso che essere l’estratto, a grandezza d’uomo, del bambino che ero. Solo guardando il nostro passato potremo conoscere noi stessi e sapere come affronteremo, nel presente, il nostro futuro. In questo modo avremo anche la risposta ai nostri molti perché.
Niente di più e niente di meno.
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