Durante le numerose “settimane bianche” che in questi anni facevamo con un bel gruppo di amici, nei sette giorni dedicati allo sci almeno uno veniva riservato per fare il giro dei quattro passi dolomitici. Il famoso “Sella Ronde” era stato aperto da poco tempo e sia le piste che gli impianti di risalita non erano certo paragonabili a quelli che sarebbero stati negli anni seguenti. La neve non era mai battuta alla perfezione, i collegamenti tra le piste erano stati ricavati quasi in modo approssimativo, non esistevano protezioni di alcun tipo e gli impianti di risalita, prevalentemente skilift, non erano né numerosi né veloci. Quella volta fu un giro assolutamente indimenticabile. Appena scavalcato il passo Gardena, il Ciaschi, resosi conto che non eravamo neanche a metà del percorso, si fermò, tolse gli sci, chiamò un taxi e tornò all'albergo. Non ci fu niente da fare per convincerlo, era troppo stanco e fu proprio la stanchezza a creare ua situazione che poteva finire ben diversamente da come fortunatamente andò. Nella discesa che dalla cima del Pordoi porta verso Arabba c'era un lungo tratto molto stretto e abbastanza tortuoso. Sulla destra di questa “stradina di neve” c'era il fianco di una montagna mentre, a sinistra, costeggiava un baratro profondo una decina di metri che, anche se non scendeva in modo verticale, diciamo che ci si avvicinava molto. Una lunga serie di alberi di alto fusto, dal fondo del baratro, sbucava a pochi metri dal lato sinistro della stradina. L'unica “protezione” erano alcuni cartelli gialli che consigliavano prudenza. Oltre la stanchezza provocata dalla lunghezza di quel giro dovuta all'assenza di una adeguata preparazione presciistica, si doveva considerare il fatto che, ognuno di noi, arrivati in quel punto, aveva già al proprio interno un buon numero di bicchierini di grappa William alle pere. Fatto sta che, in fila indiana, stavamo scendendo troppo velocemente. Mi sembra di ricordare che, davanti a me, ne avevo tre il secondo dei quali era Marco. La curva che arrivava era a destra. Il primo la fece ma Marco andò diritto! La Dea bendata gli diede una mano gigantesca perchè, con una mira fuori dal comune, prese in pieno l'unico grande albero (pino o abete) adiacente la pista restandoci abbracciato come si vede spesso nei cartoni animati. Si trovava comunque a parecchi metri di altezza e non fu assolutamente facile riuscire a recuperarlo indenne. Riuscimmo anche a fargli una bella foto in ricordo del... miracolo. Tutto è bene quel che finisce bene.
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