Eravamo a Sharm el Sheik. Tutte le sere quando uscivamo dall'albergo per fare una giratina in centro, avevamo la sosta obbligata per fare alcune telefonate in Italia. Nel bazar, oltre le schede telefoniche arabe, compravamo anche i classici ricordini inutili. Come di consuetudine, per quanto ne so pių loro che nostra, ogni prezzo veniva trattato fino allo sfinimento e spesso riuscivo a spuntare prezzi decenti. L'arabo prendeva i soldi e poi testeggiando e con tono offensivo, diceva sempre la solita frase "Italiani tutti Napoletani...". Sorridevo e la cosa finiva li. Una sera chiesi, come al solito, anche una scheda telefonica da 10.000 lire con la quale potevo fare due telefonate. Finita la prima finė anche il credito della scheda. Mi venne subito un dubbio e cercai qualcuno che mi traducesse le scritte (tutte in arabo) sulla scheda. Il venditore mi aveva fatto pagare 10.000 lire ma mi aveva consegnato una scheda da 5.000. Evitando parenti e amici che mi volevano bloccare entrai nel negozio dove, intorno al venditore c'erano quattro o cinque amici arabi. Mi avvicinai con la scheda in mano e sul muso gli dissi pių o meno: "Noi Italiani siamo tutti Napoletani ma voi Arabi siete molto peggio". Gli tirai la scheda e uscii. Dopo poco venni a sapere che mi aveva dato quella scheda per riprendersi un po' di soldi che, secondo lui, gli avevo sottratto esagerando nelle contrattazioni precedenti. Questa volta gli Italiani presenti mi impedirono di replicare.
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