A gennaio del 2002, causa un uso sempre meno frequente, decisi di vendere il mio splendido BMW. Per la verità non è mai stata mia intenzione privarmene per sempre anche perché l'avrei ceduta, temporaneamente, ad Aurelio (marito di Cristina) con un accordo un po' particolare. Avrei desiderato riprendermela per iscriverla ad un club di macchine storiche. Non mancavano molti anni. Considerato il fatto che il prezzo di mercato di quella macchina, nella mia città, non superava i 6.000 euro, Aurelio mi propose di “dargliela” per un paio di mesi e poi, con le sue tante conoscenze nel mondo motoristico, era sicuro di venderla ad almeno 10.000 euro. Lui pagò il passaggio e mi consegnò 1.000 euro di anticipo poi, a vendita effettuata, lui si sarebbe ripreso i soldi spesi e 1.000 euro (che proposi io) come ricompensa per avermi fatto guadagnare di più. Praticamente, se l'avesse venduta a 11.000 euro, a me ne sarebbero arrivati 9.000. Mica male! Poi, purtroppo, sappiamo come è andata a finire. Lui ebbe un grave incidente che, pur lasciandolo in vita, ebbe conseguenze non indifferenti sul suo cervello. Praticamente divenne un'altra persona. Nei mesi che seguirono, con lui che restò sempre tra la vita e la morte, mi dimenticai della “nostra” BMW. Quando si riprese (si fa per dire), non essendo in grado di guidare, decisi di aspettare gli eventi. Un giorno, improvvisamente, venni a sapere che la macchina era stata venduta ad un pilota svizzero che intendeva correre nel campionato elvetico. Non ho voluto informarmi né sul prezzo di vendita né se lui ricordava il nostro accordo. Cosa dovevo fare?
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