Perchè gli uccelli riescono a sfruttare le correnti d'aria
All’estrema poppa di una nave, stavo guardando l’immensità del mare quando, sopra la scia bianca lasciata dai motori, notai un gabbiano che battendo violentemente le ali stava cercando di avvicinarsi. Sembrava fare un discreto sforzo fisico. Improvvisamente, appena arrivato ad una cinquantina di metri, scartò violentemente alla sua destra alzandosi anche di una decina di metri. Da quel momento, pur mantenendo una discreta velocità di avvicinamento, smise totalmente di battere le proprie ali. In poco tempo, senza alcun sforzo, raggiunse e superò la poppa andandosi a “sistemare” ad una ventina di metri di distanza dalla fiancata facendosi aspirare da una corrente d’aria che, evidentemente, era quello che cercava.
Ma come ha fatto a trovarla? Non posso certo pensare che un gabbiano “sa” che sui lati delle navi esistono correnti d’aria favorevoli. Improvvisamente ho trovato una risposta molto logica! L’unica possibilità che giustifica certi comportamenti è quella che alcuni o tutti i volatili “vedono” l’aria nella quale si muovono. Vedono o percepiscono perfettamente tutti i suoi movimenti siano essi orizzontali che verticali. Questo fatto giustifica un sacco di “stranezze”.
Se così non fosse, i grandi rapaci non potrebbero “sapere” che, nelle immediate adiacenze di una montagna, esistono correnti ascensionali che consentono loro di sorvolare la propria zona di caccia senza sforzo. Se così non fosse, durante le grandi migrazioni, sarebbe solo legato ad un evento fortunato percorrere grandi distanze sempre con il vento in poppa. Se così non fosse a cosa potrebbe essere attribuito il classico volo in formazione a “V”. I volatili posizionati dietro il primo vedono i vortici d’aria e si mettono sempre nel miglior posto possibile per diminuire lo sforzo necessario.
Quale altra spiegazione può esistere?
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