Terrorismo e Islam

Premessa

Sia chiaro che non accetto, non capisco né condivido alcuna forma di uccisione di esseri umani qualunque ne sia la motivazione e non faccio nessuna differenza tra una persona innocente uccisa per gli effetti collaterali di una guerra o per atti singoli o frutto di organizzazioni terroristiche e non. Il rispetto e la vita di un essere umano deve prescindere dalla sua religione, dal colore della sua pelle, dalle sue credenze politiche, dall'orientamento sessuale, dalla cultura del suo popolo e dal suo stile di vita.

Mi sembra chiaro che Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e anche le Nazioni Unite, potenze che dovrebbero farsi garanti della pace del mondo, sono gli attori principali del fallimento più grande della storia delle civiltà occidentali. Da anni ci raccontano che l'Islam sta combattendo una guerra “religiosa” contro l'occidente per annientare la nostra civiltà assieme ai suoi valori fondamentali. Se questo fosse vero dovremmo immediatamente dare una risposta logica al fatto che il 95% degli attentati sono effettuati contro musulmani. Un altra balla è quella di giustificare gli interventi militari per “esportare la democrazia” come se la cultura ed il concetto di democrazia fossero trasportabili come si farebbe con un camion di banane! Certo è che oggi il pericolo del terrorismo proviene soprattutto da Oriente e da quel mondo musulmano che si è ribellato alla concezione di Nazione elaborata dai paesi colonizzatori nei secoli passati. Molti popoli e religioni sono stati confinati in territori in cui essi non si riconoscono.

I Fatti

Alla ricerca di un proprio Stato, con il movimento Sionista, gli ebrei di tutto il mondo vennero invitati a ritornare nella loro “terra promessa”. In poche decine di anni i coloni ebraici aumentarono a dismisura e, forti dell'appoggio internazionale e della loro potenza economica, trasformarono interi territori aridi e improduttivi in ambienti accoglienti e vivibili. Sia alla nascita politica, sia a causa di una lenta ma continua espansione territoriale, Israele ha suscitato l'ira dei popoli musulmani i quali hanno, più volte e inutilmente, cercato di riconquistare territori palestinesi che ritenevano ed ancora oggi ritengono sottratti con la forza. I Palestinesi sembrano essere in una condizione drammatica: da un lato sono ammassati in enormi e invivibili campi profughi e dall’altro lato, costretti a restringersi nei territori della Cisgiordania e della striscia di Gaza. La situazione palestinese è quella che, per prima, ha dato origine a organizzazioni terroristiche locali le quali, ritenendo impossibile combattere per la propria terra alla luce del sole contro una nazione politicamente e militarmente di un altro pianeta, vedevano nel sacrificio di una auto-esplosione l'unica forma possibile per richiamare (purtroppo inutilmente) l'attenzione mondiale su una situazione inaccettabile. A distanza di decenni il mondo è rimasto immobile nonostante le continue promesse di “soluzioni politiche” da parte di quelle nazioni che avevano contribuito, in prima persona, a generare il problema.

Nel 1991 ci venne raccontato che in Iraq stavano per usare armi di distruzioni di massa. La guerra, fortemente voluta dagli Stati Uniti, è stata una grande spedizione militare che ha provocato non meno di 300 mila vittime, non solo irachene ma anche palestinesi, giordane, sudanesi ed egiziane. Peccato che non si sia mai trovato niente che assomigliasse ad un'arma chimica ed oggi, il popolo iracheno vive in miseria con una grande crisi di rifugiati in immensi campi profughi. Almeno un milione di persone sono costrette ad una vita disumana. Poco prima della guerra le Nazioni Unite affermavano che “il sistema educativo dell’Iraq è il migliore mai visto in un paese in via di sviluppo”. Inoltre l’UNICEF e l’Organizzazione Mondiale della Sanità sostenevano che “a differenza di altri paesi più poveri, l’Iraq ha sviluppato un sistema occidentale di ospedali all’avanguardia che usa procedure mediche avanzate”. In un sondaggio del novembre 2006, alla domanda se “si stesse meglio con Saddam o ora”, il 90% disse che si stava molto meglio prima, e solo il 5% disse di preferire la situazione odierna. Un vero e proprio plebiscito. La guerra del Golfo del 1991, completamente basata su una menzogna, ha provocato un trauma nel mondo islamico che è stato colpito nel cuore dei suoi luoghi sacri, della sua civiltà e della sua religione.

L'11 settembre 2001 è una data che tutti ricordano. Che sia stato un attentato islamico o qualcos'altro di inconfessabile, non è oggetto di questo documento però, immediatamente dopo quel maledetto giorno, viene giustificata l'invasione dell'Afghanistan da parte del Governo americano. Per molti anni il paese e la popolazione avevano già subito la guerra contro l'Unione Sovietica e adesso, con l'intervento occidentale per sconfiggere i Talebani, dopo 13 anni di guerra, imboscate e attentati vari con uno schieramento di 130 mila militari provenienti da oltre 50 Paesi, l'Afghanistan è ancora lacerato da una immensa guerra civile. Il 10% della popolazione, donne e bambini compresi, è stato barbaramente ucciso nei conflitti o negli attentati kamikaze, la metà delle città e dei villaggi è stata distrutta, quasi 3 milioni di afghani hanno dovuto abbandonare la propria casa e rifugiarsi in Iran e Pakistan e parecchie decine di migliaia di famiglie sono costrette a vivere nei campi profughi.

In Siria, ormai da molti anni, la situazione è in continua evoluzione, l’esercito dei ribelli combatte il regime di Assad ed i Governativi non stanno certo con le mani in mano. Una larga parte della popolazione ha il compito di spiare gli altri e ovunque si vive in un clima di insicurezza e terrore. La gente è stanca, esasperata. I giovani sono stati spinti alla ribellione dal desiderio di libertà e di giustizia ma i fondamentalisti islamici, con il sostegno militare e finanziario dell’Arabia Saudita, hanno preso il sopravvento. Ad oggi si contano almeno 240 mila vittime civili innocenti, 4 milioni di profughi all’estero, 7 milioni di profughi interni ed immani distruzioni materiali. Questa situazione ha costretto almeno 250 mila disperati a fuggire verso il Vecchio Continente. Gli occidentali, che pensavano di riuscire a gestire la ribellione dei fondamentalisti contro il regime di Assad, hanno creato un caos devastante.

Quattro anni fa, nel 2011, mezzo mondo dichiarò guerra alla Libia, dando l'avvio alle violenze tuttora in corso in quel Paese. La prima nazione a intervenire militarmente fu la Francia per motivi inconfessati ma palesi e, subito dopo, tutte le potenze occidentali si allearono contro Gheddafi. Come risultato finale abbiamo portato indietro la Libia di due secoli, con il ritorno ad una suddivisione del territorio tra vecchie tribù rivali che fino ad all'ora erano tenute insieme dalla presenza del Rais. Almeno 600 mila libici sono fuggiti in Tunisia e più di un milione sono profughi in Egitto. Il regime del Colonnello, pur con tutti gli aspetti negativi di un regime dittatoriale, come sostenuto da illustri storici, aveva dato ai libici una fierezza, una sicurezza e una tranquillità che non avevano mai conosciuto. La guerra ha aperto la strada alle bande di estremisti che hanno ridotto la Libia nell'anarchia e nel caos più assoluto, il luogo più idoneo sia per i terroristi islamici sia come punto di partenza per i barconi diretti verso l'Italia.

In Egitto, sfruttando l’onda della Primavera araba, dopo una insurrezione popolare vengono indette elezioni democratiche e, nel 2013, il partito dei Fratelli Musulmani ottiene la maggioranza assoluta con ben 13 milioni di voti. Mohamed Morsi diventa quindi il primo presidente eletto della storia egiziana. Arrivati al potere dopo una lunga campagna di finto anti-americanismo e di finta propaganda anti-israeliana, la Fratellanza Musulmana ha incredibilmente aderito alla richiesta di statunitensi, europei ed israeliani per l’intervento militare in Siria. Il mondo si è quindi convinto che l'occidente abbia avuto un ruolo determinante a far si che succedesse quanto è poi successo. In seguito, l’esercito egiziano ha deposto con la forza il Presidente democraticamente eletto ed è tornato al potere. Ora l’Egitto è uno stato di polizia e la Fratellanza Musulmana è stata annullata, molti dei suoi membri uccisi o imprigionati e altri costretti alla clandestinità.

Non intendo continuare a parlare dei problemi che l'occidente ha creato in altre zone a maggioranza musulmana ma ricordo solo alcuni nomi di nazioni devastate da regimi disumani. Mali, Nigeria, Repubblica Centro Africana, Ciad, Sudan.....

Arriviamo al 2014. Un gruppo di combattenti dello Stato Islamico dell’Iraq e della Siria annunciano la creazione di un califfato islamico nei territori controllati tra Siria e Iraq, nominando come proprio leader Abu Bakr al-Baghdadi, “il califfo dei musulmani”. Oggi l'’ISIS occupa un territorio grande quasi quanto l’Italia e impone a milioni di persone la sua interpretazione dello Stato Islamico. La decisione di chiamarlo “Califfato” appare come una svolta. Per la prima volta, dopo un centinaio di anni, c’è chi rivendica il ruolo di guida politica e religiosa dei musulmani. Il Califfo invita tutti i musulmani a respingere la democrazia e tutte le caratteristiche di vita dell’Occidente: “Tornate alla vostra religione”. Se lo Stato Islamico oggi cerca di modificare i confini in Iraq e Siria è anche perché una grande parte della comunità che vive, proviene od è nata in quel territorio non riconosce più quelle frontiere e forse non le ha mai accettate.

Califfo e Corano

Prima di continuare è necessario sapere che nel mondo musulmano, il titolo di “Califfo”, cioè l'unico e legittimo discendente di Maometto come sostenevano gli antichi intellettuali Islamici, era una prerogativa del monarca islamico più influente fino alla caduta dell’Impero Ottomano. L'eterna e drammatica divisione tra “Sunniti”(85%) e “Sciiti”(15%) nasce proprio dalla scelta del primo Califfo. I Sunniti vollero un compagno di Maometto, importante studioso islamico, mentre gli Sciiti proposero il genero del profeta, dal momento che Maometto non aveva figli maschi. Dopo la nascita della Repubblica Turca, nel 1924, il primo ministro Ataturk decise l'abolizione della figura del Califfo. La conseguenza è stata l'immediata mancanza di una autorità centrale per i popoli musulmani i quali non avevano più un unico riferimento etico, morale e religioso credibile e riconosciuto da tutti. Sarebbe come se il mondo Cristiano non avesse più, come guida spirituale, il Papa. Questo fatto ha comportato la nascita di una innumerevole serie di guide spirituali “locali”, gli Imam. Il Corano, testo sacro dell'Islam, spesso necessita di interpretazioni soggettive e quindi, considerando il fatto che i musulmani sono circa 1,6 miliardi di persone suddivise principalmente e quasi uniformemente tra Indonesia, Asia meridionale, Africa del nord, Africa sub sahariana e nel Medio Oriente, è logico supporre che menti diverse abbiano tutto il diritto di interpretare diversamente il proprio Testo Sacro.

Il Corano, che ho letto, è composto da 114 Sure (Capitoli) ognuna suddivisa in versetti. La pubblicazione segue l'ordine dato dalla lunghezza delle Sure cioè dal numero di versetti che le compongono, ovvero inizia dalle Sure contenenti il maggior numero di versetti e prosegue con quelle sempre più brevi fino all'ultima composta da solo 6 versetti. Il più grande problema di interpretazione risiede nel fatto che, in Sure diverse, esistono concetti o affermazioni tra loro contrastanti se non addirittura opposti. Per fare un esempio, se nella Sura 8 si affermasse che “rubare un pollo non è peccato” e nella Sura 64 fosse detto che “rubare un pollo è peccato” diventa difficile, anche per il credente, sapere se può o non può rubare un pollo. Quale deve essere il comportamento corretto? La logica direbbe che si deve rispettare quello letto per ultimo nella Sura 64 e cioè che rubare un pollo è peccato. Sbagliato! Dipende dal momento (la data) della rivelazione fatta al Profeta Maometto e quindi se la Sura 8 fosse stata rivelata dopo la 64... significa che rubare un pollo non è peccato. Le rivelazioni del Corano sono avvenute nell'arco di una trentina di anni e possono essere suddivise in due grandi gruppi: Meccane e Medinesi cioè quelle rivelate a La Mecca e, le più recenti, quelle rivelate a Medina. Il problema delle contraddizioni era comunque già conosciuto durante la stesura del testo in quanto nella Sura 2 versetto 106 si legge:

"Non abroghiamo un versetto né te lo facciamo dimenticare, senza dartene uno migliore o uguale. Non lo sai che Allah è Onnipotente?"

Quindi, come universalmente riconosciuto anche nel mondo islamico, nel caso dei tanti versetti in contraddizione tra loro, deve essere preso in considerazione solo l'ultimo ad essere rivelato, seguendo quindi la cronologia temporale e non posizionale o numerica esposta all'interno del Testo Sacro. Perciò dal momento che tutti i versetti che predicano la tolleranza si trovano nel periodo Meccano (più antico), e tutti i versetti che incitano ad uccidere, a decapitare e a mutilare, i cosiddetti Versi della Spada, si leggono nelle Sure del periodo Medinese (più recenti), la tolleranza inizialmente presente nel Corano sembra proprio che sia stata abrogata da Sure improntate alla totale e indiscutibile intolleranza.

La bestia chiamata “uomo”

Prima di arrivare ad una conclusione, per cercare di capire meglio o comunque il più possibile, dobbiamo anche, e prima di tutto, ricordare gli orrori della storia dell'umanità relativamente agli ultimi 100 anni. Se si volessero elencare e dettagliare tutti gli interventi (dis)umani che hanno prodotto rilevanti quantità di uccisioni di innocenti, dovremmo produrre una lista troppo lunga e quindi prendiamo in esame solo quelli “numericamente più elevati”...

-(1915-1923) il genocidio del popolo armeno, un milione e mezzo di uomini, donne, vecchi e bambini vennero scientemente eliminati dal governo turco;

-(1918 – 1953) decine di milioni di vittime decedute per fame e torture nei “gulag” comunisti di tutto il mondo, Cina compresa;

-(1935 – 1937) sette milioni di morti in Ucraina a seguito delle carestie provocate intenzionalmente dal regime stalinista;

-(1944 -1945) tre milioni di civili massacrati per vendetta dall'Armata Rossa in Prussia, Slesia e Pomerania sul finire del secondo conflitto mondiale;

-(1944) centinaia di migliaia di vittime provocate dai bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki, inferti dagli Americani al solo scopo di testare i nuovi ordigni, quando il Giappone aveva già avviato le trattative per la resa;

-(1960 - 1975) decine di migliaia di donne e bambini uccisi con le bombe al napalm (bruciati vivi) sganciate dagli americani sui villaggi Vietnamiti.

-(1975 -1979) due milioni di cambogiani (un terzo degli abitanti) morti nel loro Paese trasformato dai Khmer Rossi in un immenso campo di concentramento;

-(1979 – 1989) tre milioni di vittime civili dell'Armata Rossa nell'occupazione sovietica dell'Afghanistan;

- (1973 – 1990) decine di migliaia di desaparecidos (scomparsi), vittime della repressione anticomunista dei regimi filo americani in Argentina e Cile e le migliaia e migliaia di scomparsi per mano dei regimi golpisti in Grecia e Turchia negli anni ‘70;

- (1993 – 2003) massacri di molte centinaia di migliaia di innocenti in Ruanda, Etiopia, Congo e nel resto dell’Africa centrale per motivi tribali. (In quei Paesi, una volta autosufficienti, manca il cibo, ma non le armi fornite a piene mani dagli occidentali che condizionano e sostengono i peggiori regimi dittatoriali per controllare i ricchi giacimenti minerali);

-(2013 - 2014) centinaia di migliaia di vittime della persecuzione anticristiana nel Darfur e nei paesi islamici. In Sudan, i cristiani uccisi dalla bande schiaviste ammontano ad oltre due milioni.

Partendo dal presupposto che, relativamente a massacri di innocenti, l'occidente non dovrebbe essere nelle condizioni di “scagliare la prima pietra” in quanto certamente non mi sembra “senza peccato”, nonostante tutto, continuo a credere che il genere umano sia formato in larghissima maggioranza da persone “per bene”, quelle cioè che non farebbero male neanche ad una mosca, quelle a cui piace lavorare onestamente e vivere in pace con tutti. Insieme a loro, purtroppo, esistono anche altre due tipologie di umani: i creduloni ed i farabutti, ambedue ugualmente pericolose. I creduloni, a causa di piccoli ma evidenti difetti di costruzione cerebrale, sono facilmente gestibili in quanto perfettamente influenzabili da notizie e informazioni esterne costruite appositamente per guidare le loro scelte mentre, i farabutti, sono quelle persone che supportate da una enorme presunzione e da una ambizione fuori da ogni controllo, attraverso i creduloni riescono (molto più delle persone “per bene”), a raggiungere i più alti e importanti posti di potere economico, politico, militare e anche religioso.

Conclusione

L'ISIS ha dichiarato guerra all'occidente e la storia ci dimostra che, senza ombra di dubbio, i primi a rimetterci la vita sono innumerevoli civili innocenti. Volendo trovare, se non una giustificazione, almeno una motivazione del terrorismo di matrice islamica, indipendentemente dalle molte cause che possono portare ad una guerra, credo che un paese musulmano debba, prima di tutto, valutare le opzioni possibili sapendo perfettamente che l'avversario dispone di tecnologia e armamenti enormemente superiori ai suoi. La classica situazione di guerra con spiegamento dell'esercito, dell'artiglieria, delle forze missilistiche navali ed aeree verrebbe scartata senza neppure essere discussa. Prendendo spunto dai molti successi dell'esercito Vietnamita si potrebbe considerare di impostare tutto sulle imboscate. Certo diventerebbe molto difficile, in assenza di fitte boscaglie, non essere scoperti con largo anticipo dalle innumerevoli possibilità che l'avversario dispone per l'osservazione dal cielo. Anche in questo caso la sconfitta, con innumerevoli morti e feriti oltre ad ulteriori immani devastazioni del territorio, non potrebbe che essere la logica conclusione. Come ultima opzione resta quindi una risposta assurda, orribile e disperata all'egemonia del mondo occidentale, una ribellione contro la sovrabbondante potenza dei suoi strumenti di distruzione di massa e al controllo economico, politico e militare che continua ad esercitare sui territori dei paesi che sono stati storicamente la culla dell'Islam. Il carattere razionale del ricorso al terrorismo suicida viene motivato argomentando che i costi umani che esso richiede sono più limitati rispetto alla guerra o alla guerriglia convenzionale, e la sua efficacia mediatica è notevolmente superiore. Si tratta dell'ultima orribile e devastante risorsa a disposizione della parte più debole che opera in condizioni di totale sproporzione delle forze in campo: «un'opzione realistica», come nel 1995 la definì al-Shaqaqi, il segretario generale di Jihad islamico.

Ma in che mondo viviamo?