Pioggia di parole

Da anni è ormai diventato uno dei più gettonati sport nazionali. Oddio, per la verità, comunicare, parlare e discutere è una caratteristica umana che ci distingue dal mondo animale permettendoci di relazionarci con gli altri della stessa specie in maniera unica ed eccezionale. Le parole, comunque usate, sono un meraviglioso strumento naturale di collegamento bidirezionale tra menti diverse. Nessun altro essere vivente, anche se in possesso di meccanismi sonori di comunicazione sofisticati, non sembra proprio che possa andare oltre una messaggistica di base legata al classico richiamo, alla richiesta di aiuto, all'avviso di pericolo e alle diverse forme di approccio sessuale. Alcuni primati e qualche mammifero hanno un'intelligenza molto sviluppata ma mai, comunque, superiore a quella di un normale cucciolo di uomo di pochi anni. Senza la parola, ammesso che sia veritiera la teoria dell'evoluzione di Darwin, l'uomo sarebbe ancora un abitante di qualche foresta tropicale, saremmo ancora dei primati, scimmie nude che camminano su due gambe. L'intelligenza senza la parola non avrebbe mai avuto alcuna possibilità di sviluppo ma, al contrario, la parola senza l'intelligenza è come una pistola carica in mano ad una scimmia.

Giovanni Paolo II, ha lasciato, su una lastra di marmo bianco, un messaggio a tutti gli scienziati del mondo riuniti nel 1981 ad Erice: “Come al tempo delle lance e delle spade, così anche oggi, nell'era dei missili, a uccidere prima delle armi, è il cuore dell'uomo”. Il concetto espresso indica chiaramente il comportamento sociale di ciascuno di noi, ovvero il modo di agire e reagire nelle relazioni con gli altri con azioni e parole e, queste ultime, in certi casi, possono essere devastanti. Eccoci arrivati al problema che voglio affrontare: la pistola carica in mano ad una scimmia. Fino agli inizi del 1900 questo evento non era troppo pericoloso perchè la possibilità di diffusione della parola era minima ed i proiettili sparati da questi inetti colpivano pochi sventurati, un po' come la frase o l'affermazione del sapientone di turno dentro un bar di periferia. Gli eventuali danni sono limitati agli ascoltatori e, nella peggiore delle ipotesi, potranno arrivare a qualche loro parente. L'affermazione falsa, la menzogna e il discredito possono produrre danni direttamente proporzionali alla quantità di orecchi che ascoltano e quindi, con l'avvento dei mezzi di comunicazione di massa, le cose sono cambiate moltissimo e, a volte, in peggio.

Come la pioggia bagna coloro che non hanno l'ombrello, allo stesso modo le parole “bagnano” il cervello delle persone che non sono in grado di difendersi. Le parole possono generare preoccupazioni, possono far credere cose non vere, possono convincere a modificare il proprio pensiero, possono discreditare altre persone, possono far cambiare la propria strada, possono spaventare, possono indurre odio, possono scatenare forti reazioni, possono generare consenso o dissenzo, possono tutto ed il contrario di tutto. Escludendo la radio, ormai ampiamente dedicata alla diffusione musicale nelle auto in perenne viaggio e che, per le poche parole che emette, ritengo non molto dissimile dai giornali, esistono tre possibilità di diffusione globale delle notizie: la carta stampata, internet e la televisione. Sono fermamente convinto che quando le menti riceventi sono tante, ma proprio tante, colui che utilizza media molto seguiti, dovrebbe stare attento a quello che dice e ricordarsi sempre che l'umano è spesso poco colto e quindi facilmente influenzabile, pauroso e tendenzialmente pessimista. A volte, purtroppo, sembra proprio che queste persone “delicate” siano il vero obiettivo di chi pronuncia certe parole.

Comunque, che faccia piacere o meno, gli Italiani stanno dimostrando di essere meno influenzabili di quanto gli editori e gli “opinionisti” di turno credono. Ormai dovrebbe essere chiaro che il “branco” non è più rispettoso degli ordini come molti vorrebbero. Anni e anni di parole molto esplicite, di articoli giornalistici eclatanti, di blog accusatori, di trasmissioni televisive unidirezionali hanno prodotto... già, cosa hanno prodotto? Niente, anzi il contrario di quanto si aspettassero. Con grandissimo dispiacere di una larga parte di persone, purtroppo per loro, sempre più gente sembra cominciare a ragionare con il proprio cervello riuscendo quindi a rispedire al mittente messaggi che non riesce a condividere.

Secondo il mio modo di vedere, i giornali, qualunque cosa scrivano, non producono danni troppo estesi in quanto, generalmente, ogni lettore acquista quello che è più vicino al suo modo di pensare e quindi legge le parole che si aspetta di leggere. Un editore è un uomo come tutti gli altri e, come tutti gli altri, ha le sue idee. Non si può pensare che un quotidiano o un periodico possano pubblicare notizie contrarie al credo del loro editore il quale, in maniera più o meno esplicita, non può nascondere le proprie idee. E' giusto che sia così e quindi è utopistico sperare in messaggi non di parte. Fortunatamente, almeno in Italia, i giornali hanno una tiratura abbastanza limitata (sono cadaveri che sopravvivono solo per i contributi statali) e, anche se affermassero che gli asini volano, impatterebbero contro cervelli predisposti a fare proprie certe notizie. La frase “... c'è scritto sul giornale...” è indicativa della tipologia mentale di chi la pronuncia e non lascia spazio ad alcun dubbio: la notizia, qualunque notizia letta sul quotidiano preferito, non può che essere vera! La possibilità della menzogna non è contemplata ma, come ho detto in precedenza, il giornalista che viene letto da centinaia di migliaia di persone è ben consapevole che la stragrande maggioranza dei lettori sono dalla sua parte e quindi non ha molte possibilità di modificare il pensiero della massa. Al giorno d'oggi, qualunque notizia giornalistica, da qualsiasi fonte provenga, acquista peso e risonanza solo attraverso la sua diffusione sui Telegiornali nazionali; in caso contrario resta sconosciuta ai più. Questo fatto, purtoppo o fortunatamente, è la dimostrazione della poca forza delle parole scritte sulla carta e quindi, quando alcune scimmie sparano, colpiscono quasi sempre i loro simili.

Ci dicono che Internet, tra non molto tempo, sarà per tutti la fonte primaria delle notizie. Finalmente avremo quelle vere, finalmente saremo veramente informati, finalmente termineranno le menzogne, finalmente avremo notizie “super partes”. Tutto falso. Anche se il web consente a chiunque di scrivere quello che vuole, la visibilità della notizia, e cioè la sua diffusione, è assolutamente trascurabile. Tra qualche anno in Internet andranno certamente a finire tutte le testate giornalistiche ma avranno la stessa risonanza e produrranno gli stessi effetti degli attuali quotidiani. Le parole scritte nella rete non hanno possibilità alcuna di influire e condizionare le menti di un numero cospicuo di lettori. Per dimostrare la scarsa efficacia delle parole pubblicate in rete è sufficiente pensare ai risultati ottenuti, in molti anni di attività, da alcuni famosi, discussi e molto visitati blog di natura sociale e politica. Quante persone sono state influenzate dalle parole pubblicate? Poche centinaia di migliaia le quali poi, in realtà, corrispondono più o meno esattamente alla quantità di persone che già pensavano quello che poi hanno letto e leggono su quei blog. Come per la carta scritta, anche per i blog, l'unica strada per acquisire peso e diffusione, è legata alla televisione, ovvero il più grande mezzo di comunicazione di massa.

Sono perfettamente consapevole che è il proprietario del dito posto sul telecomando che sceglie cosa vedere ed ascoltare ma, da parecchio tempo, anche trasmissioni apparentemente ingenue e inoffensive, diffondono nell'etere messaggi di ogni tipo, più o meno subliminali, che colpiscono le orecchie della gente, e di gente, davanti ai televisori, ce ne è veramente tanta. Un mezzo così potente è lasciato spesso in mano a personaggi troppo disinvolti, a volte quasi sconosciuti, con poca cultura e nessun rispetto per gli argomenti o le persone di cui parlano. Le “scimmie con in mano una pistola”, cioè i così detti opinionisti, si trovano ovunque: politicanti semi analfabeti decrepiti e da spettacolo, veline usa e getta, prostitute, ex presentatori o presentatrici, intellettuali autoreferenziati, attori comici o drammatici, scrittori, mogli o amanti di vip, uomini o donne di sport più o meno conosciuti, ballerine, cantanti, omosessuali e transessuali vengono invitati a molte trasmissioni televisive per dire la loro su argomenti troppo importanti. Gli ingenui ed i creduloni saranno sempre una discreta componente della razza umana e una parte di coloro che passa troppo tempo davanti alla televisione, è convinto che chi è invitato a parlare nel piccolo schermo sia, sempre e comunque, una persogna degna di essere ascoltata e quindi, quello che dice deve essere giusto. Ma anche in questo caso esistono dei limiti invalicabili e quindi, supponendo uguale a “X” il numero degli influenzabili dai programmi tv, ormai quello che è fatto è fatto. Niente e nessuno, qualunque cosa faccia o dica, riuscirà a far cambiare idea ad una quantità diversa da quella patologicamente disponibile. Anche la potente televisione, nonostante il continuo e ripetuto uso di mitragliatrici, ha terminato il suo sporco lavoro e noi stiamo tornando ad essere i proprietari del nostro cervello.