Perchè, a volte, il termine “ingiustizia” è fuori luogo
Prima di tutto dobbiamo intenderci su cosa significa il concetto di giustizia. Io credo che la giustizia sia quel comportamento che impegna ogni singolo individuo ad usare nei confronti dei propri simili criteri di onestà e correttezza. La giustizia, quindi, si traduce sempre in doveri e diritti che coinvolgono chiunque appartenga alla razza umana. La giustizia, in conclusione, è la costante volontà, tradotta in azione, di riconoscere a ciascuno ciò che gli è dovuto. La negazione della giustizia, ovvero la mancata applicazione dei criteri di onestà e correttezza, è l'ingiustizia.
Tanti anni fa, ancora prima di sposarmi, mentre assistevo al classico varietà televisivo del sabato sera, il comico di turno riuscì ad inserire nel suo numero un ragionamento che ancora oggi condivido pienamente in quanto altro non è che l'assoluta verità. Più o meno il concetto è questo: immaginiamo diecimila esseri umani, uomini e donne uno accanto all'altro, come schierati ad un nastro di partenza. Tutti hanno, grossomodo, la stessa età, provengono dallo stesso ambiente culturale, hanno fatto gli stessi studi, godono di perfetta salute e hanno in dotazione una piccola valigetta con il medesimo contenuto. Soldi, qualche attrezzo, un pò di libri; la cosa non è importante, fate voi. Davanti a loro, a pochi chilometri, hanno a disposizione una piccola cittadina composta di diecimila casette con giardino non troppo dissimili l'una dalle altre. Il compito dei partecipanti a questa prova è quello di occupare una abitazione a testa, provare a mettere su famiglia e vivere nel miglior modo possibile. Al momento previsto viene dato il via e, per ciascuno di quei diecimila umani, in perfetta parità ed uguaglianza, inizia l'avventura della vita.
La domanda alla quale si deve adesso rispondere è la seguente: visitando quella cittadina solo una decina di anni dopo la sua “colonizzazione”, troveremo la stessa uguaglianza di partenza? La risposta non può che essere una: no, è impossibile! Non sono solo le condizioni fisiche, economiche e culturali ad incidere profondamente sul nostro destino. Ci sono un paio di variabili che non sono state prese in considerazione e che sono in grado, da sole, di generare differenze abissali: il cervello ed il caso. Qualcuno avrà scommesso su qualcosa e sarà restato senza soldi; qualcuno avrà letto i libri ed avrà imparato cose che altri non sanno, e per questo si farà pagare; qualcuno coltiverà frutti che venderà ad altri; qualcuno cadrà e resterà menomato; qualcuno curerà moltissimo la propria abitazione ed altri la trascureranno; qualcuno, scavando nel proprio giardino, troverà un tesoro; qualcuno perderà l'abitazione a causa di una disattenzione; qualcuno avrà un carattere insopportabile; qualcuno inventerà qualcosa che servirà a tutti; qualcuno avrà messo su una famiglia quasi perfetta; qualcuno avrà commesso gravi reati; qualcuno avrà vissuto fregando il prossimo; qualcuno non riuscirà mai a sopportare il peso di una famiglia; qualcuno.... qualcuno.... qualcuno.... e così via. La cittadina ideale non esiste più. Dopo pochi anni sarà in tutto e per tutto uguale ad una qualsiasi piccola cittadina che conosciamo e cioè piena di disuguaglianze che spesso, generalizzando, siamo portati ad identificare con la parola “ingiustizia”.
A questo punto mi chiedo quanto sarebbe giusto intervenire per rimettere tutte le cose come erano dieci anni prima e cioè togliere qualcosa a qualcuno e “donarla” ad altri per ripristinare la "forzata" uguaglianza iniziale. Molte delle disuguaglianze esistenti in questa cittadina sono quindi la logica conseguenza di una legge naturale, non solo umana ma universale, alla quale non può essere trovato alcun rimedio.
Le vere ingiustizie, e ce ne sono tante, sono un altro discorso!
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