Crisi & Crisi

Quando e se ci sarà la fine di questa crisi economica, la “ripresa” dell'Occidente non è scontata a priori. Non sono esperto di finanza né di economia, però sono un essere pensante e difficilmente influenzabile dai media. Veniamo al problema iniziando dalla globalizzazione che altro non è che una lenta, logica, prevedibile e inarrestabile evoluzione dell'umanità attraverso l'annullamento dei confini, l'azzeramento delle distanze, l'incontro di culture diverse per raggiungere il massimo ampliamento possibile della famiglia umana. Esattamente come scrivevo tanti anni fa. Nel 1994, cioè almeno tre lustri prima della nascita della parola “globalizzazione”, ho scritto “L'arcobaleno dentro” (vedi “Prove di scrittura”) e, a pagina 70, si legge:

<< Un milione di anni fa le coppie si formavano quasi esclusivamente tra componenti della stessa tribù. Dopo l’introduzione del calesse, si cominciarono a vedere coppie formate da abitanti di paesi limitrofi. Poi hanno inventato il treno e sono iniziati gli innamoramenti tra coppie distanti qualche centinaio di chilometri. L’automobile ha portato la libertà personale e di movimento a livelli mai raggiunti prima e quindi non è più molto raro che si formino coppie di nazionalità diverse. È quindi estremamente logico supporre che le varie compagnie aeree contribuiranno a moltiplicare il miscelamento iniziato con il calesse. Sinceramente trovo questa inarrestabile progressione come un qualcosa di estremamente naturale e penso che saranno necessarie ancora poche generazioni per far si che la parola razza identifichi esclusivamente quella umana e basta. Allo stesso modo penso anche che qualche decennio non sia sufficiente ad eliminare il razzismo inteso come accettazione incondizionata di un miscelamento di colori, di civiltà, di cultura e di odori. Sono fermamente convinto che i nipoti dei miei nipoti, molto probabilmente saranno diversi da me e dai miei simili e, sempre molto probabilmente, saranno tutti marroncini e il problema razzismo, finalmente, non esisterà più. >>

L'eliminazione delle frontiere, se da un lato ha dato origine ai primi passi per la costituzione di un'unica razza, dall'altro ha generato il più grande problema di questi tempi e cioè il confronto di stili di vita e lo scontro di economie. Non riesco proprio a capire come, in occidente, si possa pensare di ritornare facilmente ad essere la locomotiva del mondo e, allo stesso modo, non sono per niente convinto che la crescita della nostra produzione possa dipendere da scelte politiche nazionali, europee o seguendo i “consigli” dei sindacati.

Per capire meglio il mio pensiero, immaginiamo due popolazioni divise da un baratro insuperabile che, nel loro sviluppo, hanno seguito percorsi diversi. Da un lato, dopo anni di dure lotte e in una accettabile democrazia, la politica, le aziende, la mano d'opera e i sindacati hanno raggiunto una certa stabilità strutturale che ha consentito una costante crescita economica e sociale. Dall'altro lato, in un ambiente politico e sociale molto diverso e in assenza di regole e sindacati, la crescita economica è basata sullo sfruttamento della mano d'opera. Il risultato di queste diverse impostazioni genera differenze incolmabili nei costi di produzione. L'annullamento del baratro che divideva i due “mondi” e la conseguente possibilità di miscelazione del mercato non può che recare grandi danni e immense difficoltà su entrambi i lati.

Nell'Occidente, e quindi anche in Europa, tutte le Nazioni sembrano avere lo stesso sgradevole destino: la recessione. Se non accadrà qualcosa che oggi è imprevedibile, si tratta solo di lasciar passare il tempo e poi, piano piano, qualsiasi prodotto occidentale verrà realizzato in un altra parte del mondo ad un costo inferiore. Attualmente e per molti prodotti, essendo ancora presente una evidente differenza qualitativa, la forza lavoro occidentale riesce a mantenere il proprio posto, ma non credo esista nessuno che possa pensare che tale differenza resterà immutata per sempre. Oggi molte fabbriche, pur non diminuendo i prezzi di vendita (ma riducendo però la qualità), hanno trasferito e stanno trasferendo i loro stabilimenti in luoghi dove la mano d'opera permette ricavi molto più alti, ma arriverà il giorno in cui, in qualsiasi campo produttivo, la qualità e il nostro “design” non saranno più superiori agli altri ed allora? Riuscite ad immaginare cosa accadrà? Non è escluso anche il fatto che tutti i marchi famosi e conosciuti, prima o poi, diventeranno “loro” proprietà esclusiva. Solo per fare un esempio, la casa costruttrice Volvo (ma non è certamente la prima né sarà l'ultima) non è più proprietà occidentale e quindi, con il tempo, gli stabilimenti verranno trasferiti in paesi dove esistono costi minori. Le fabbriche con mente e mano d'opera in occidente, non potendo diminuire i costi di produzione e quindi non potendo restare competitivi sui mercati mondiali, saranno prima o poi costrette ad alzare bandiera bianca.

Sono molto dispiaciuto quando sento che una fabbrica chiude i cancelli, però cerco anche di mattermi nei panni del datore di lavoro: il sig. Rossi. Da anni, con grandi sacrifici ed investimenti personali, costruisce frigoriferi (o qualsiasi prodotto venga a voi in mente) e, con l'avvento della globalizzazione, si trova costretto a competere con una concorrenza sleale in quanto basata su regole diverse. Non riuscendo più a vendere... cosa può fare il Sig. Rossi? Se l'Azienda è molto grande ed economicamente forte, non gli resta che chiudere la produzione in occidente ed aprire la fabbrica dove, con costi più bassi, gli articoli che produce possono tornare competitivi. In caso contrario, come avverrà per molte piccole Aziende che non potranno mai “emigrare”, potrà solo fallire. In questo periodo gli “intelligentoni” di turno, su tutti i media, non fanno altro che sostenere il fatto che “l'economia deve riprendere, le aziende devono aumentare la produzione, dobbiamo ritrovare la competitività eccetera eccetera”. Tutti discorsi portati via dal vento. Tutti i Sig. Rossi non possono aumentare la produttività in quanto già ora non riescono a vendere il contenuto del loro magazzino e gli ordini sono diminuiti e, loro lo sa bene, le vendite non aumenteranno più perchè i compratori si rivolgono altrove, fregandosene altamente se il loro acquisto è frutto di un ignobile sfruttamento del lavoratore. Non facciamo i purutani! Quante Signore vanno in giro con false borse “firmate” costruite chissà dove e chissà da chi! E' una brutta situazione, ma è anacronistico sentire affermazioni come “... i lavoratori non devono essere licenziati... le fabbriche non devono chiudere...”. E poi non si venga a parlare di “riconversione”. Primo punto: chi la paga? Secondo punto: quanto tempo sarà necessario prima che gli operai specializzati nella costruzione di frigoriferi sappiano costuire, con la stessa professionalità, un altro prodotto? Terzo punto: chi garantisce il Sig. Rossi che, con i costi occidentali, il nuovo prodotto sarà facilmente vendibile?

In questa, per me, inarrestabile rivoluzione economica mondiale, esistono comunque attività che, oltre a non risentire affatto di questa crisi, ritengo abbiano ancora un solido futuro. Insieme all'indistruttibile artigiano, sia esso un falegname, un idraulico, un elettricista o comunque qualsiasi attività nel ramo servizi, non cesseranno di esistere le aziende che basano le proprie vendite sull'importazione di merce proveniente dai paesi “sleali”, oppure quelle che commercializzano prodotti assolutamente indispensabili a tutti, ed infine coloro che producono merce non copiabile nè riproducibile in altra parte del mondo. Per chiarire meglio l'ultima ipotesi, con solo pochi esempi, è chiaro che è difficile immaginare (almeno per ora) uno Champagne non prodotto in Francia o un Chianti ed una Ferrari non usciti da un'azienda Italiana. Se teniamo in considerazione la contemporanea rivoluzione che, nel giro di una o al massimo due generazioni, porterà all'utilizzo globale di Internet, allora la lista dei caduti in guerra aumenta paurosamente: le Poste, le Banche, l'Editoria, la Televisione, il Cinema, le Agenzie di Viaggi, e chi più ne ha più ne metta. Dovranno tutte subire grandi cambiamenti strutturali perchè, ora, sono già in fin di vita.

Anche dall'altra parte non saranno tutte rose e fiori. I popoli Arabi hanno già violentemente dimostrato la potenza distruttiva dell'informazione. I veti e le censure non saranno efficaci per sempre e quindi, prima o poi, scoppierà una “primavera” anche in quei paesi che hanno basato la loro espansione economica sullo sfruttamento del popolo, con grandi ricchezze per pochi. Non dimenticando il fatto che anche in occidente abbiamo agito “esattamente” allo stesso modo, a facilitare questo nuovo ribaltamento “economico-strutturale” concorreranno (e come si impegneranno!) tutte le cosidette potenze occidentali le quali, dopo lunga e penosa malattia, capiranno che non esiste altra via per non cedere ad altri il loro dominio sul mondo. Non so se ce la faranno a riguadagnare le posizioni perse anche perchè, questa volta, il nemico da battere, a differenza degli Arabi, ha una cultura del lavoro e della produttività che rasenta la follia. Non sono mai stato in oriente, ma conosco le condizioni di vita e di lavoro di gruppi di immigrati orientali. Loro stessi, non so quanto sinceramente, le ritengono più che normali! Ecco il problema culturale. Ci sono ancora popoli che vivono esclusivamente per lavorare. Anni fa, in un servizio televisivo, intervistarono un operaio di una fabbrica automobilistica Coreana. Ebbene, con grande orgoglio affermò che negli ultimi quattro anni non aveva fatto un solo giorno di assenza né di ferie, e le persone che lo circondavano apparivano molto dispiaciute nel non poter dire la stessa cosa.

Cosa potrebbe succedere in futuro? Adesso entriamo nella fanta-politica-economia. Facendomi guidare solo dalla logica ritengo che, quando due blocchi così diversi vengono obbligati a penetrare uno nell'altro, esistono solo due possibilità. O, respingendosi, tornano ad essere due entità separate, cosa abbastanza poco probabile, oppure diventano una cosa sola. In questo ultimo caso non si può non prevedere un livellamento in alto. E' molto più logico pensare che “loro” salgano verso di noi (che saremo già scesi un pochino) piuttosto che noi si scenda verso di “loro”. Per fare un paragone certamente più chiaro, immaginiamo due recipienti: in uno ci sono 100 litri di acqua e nell'altro solo 20. Collegandoli, per la famosa legge dei vasi comunicanti, dovrebbero poi risultare due recipienti pieni in egual misura e cioè 60 litri ciascuno. Nella realtà, avendo questa “unione” prodotto un notevole incremento di produttività, i litri d'acqua da dividere saranno maggiori e quindi, diciamo, 80 litri noi e stessa quantità per “loro”. Un nostro calo di 20 contro un “loro” aumento di 60 sarà una dura medicina da ingollare ma... se l'alternativa è peggiore! Più di così l'occidente non potrà mai concedere perchè è in gioco, oltre il suo prestigio, la sua stessa sopravvivenza e “loro” lo sanno bene e staranno ben attenti a non far arrabbiare troppo il can che dorme! Ricordando che le guerre sono state fatte per interessi spesso marginali, in questo caso si potrebbe veramente rischiare la sopravvivenza dell'intera razza umana!

Arrivati a questo meraviglioso equilibrio, l'occiriente (occidente + oriente) cercherà di mantenerlo il più a lungo possibile e per fare ciò sarà sufficiente continuare a lasciar morire di fame l'Africa. Non è passato molto tempo che, dai 100 litri che avevamo, siamo dovuti scendere ed accontentarci di solo 80 litri, ed adesso nessuno, proprio nessuno, vorrà dividere quel “poco” rimasto con un continente che, da mille anni a questa parte, sembra avere l'unico scopo di dar fastidio all'umanità! Se tutta la gente conoscesse cosa il cosidetto occidente ha perpetrato ai danni di quei popoli... si vergognerebbe in eterno di far parte di questa società così egoista e cattiva! Comunque, volenti o nolenti, se l'Africa non verrà inghiottita dagli oceani, prima o poi (come al solito), l'occiriente dovrà fare i conti con il terzo incomodo. Gli Africani, con il nostro attento, disinteressato e continuo aiuto, non diventeranno mai una potenza economica, non raggiungeranno mai un livello di benessere accettabile, non disporranno mai di risorse militari possenti. Dalla loro avranno solo la fame ed i numeri. La loro potenza distruttiva sarà la demografia e, non se, ma quando accadrà, milioni e milioni di umani Africani inizieranno una migrazione biblica e inarrestabile verso i nostri paradisi e allora....

Non posso spingermi oltre ma sono fiducioso che, i nipoti dei nostri nipoti, riusciranno a trovare sempre le soluzioni più appropriate anche perchè, se non ne saranno capaci, si troveranno in un mondo invivibile...