L'ultima settimana bianca sulle Dolomiti prima di sposarci, Marco ed io la facemmo nel 1970. Ricordo che l'autostrada del Brennero finiva a Verona e dopo si continuava sulla statale. La neve non mancava mai. Era sempre tantissima anche se le piste non erano certo tenute come adesso. Con la mia Fiat 125S gialla equipaggiata con quattro ruote da neve chiodate sfrecciavamo su e giù lungo la Val di Fassa ad una velocità che spesso si avvicinava ai 100Km/h. Ci piaceva andare a sciare in cima al passo di Costalunga solo perchè era frequentato da molte ragazzine austriache che arrivavano con grossi pulmann. Eravamo su un lungo rettilineo molto innevato e in mezzo ai boschi che terminava, con una secca curva a destra, nella grande piazza di sosta accanto alla funivia. Quella volta vedemmo chiaramente un pulmann dal quale stavano scendendo un gruppo di biondine e decidemmo di fare un ingresso rallistico, tutti di traverso sollevando un'onda di neve. La figura del "pendolo" mi era sempre riuscita ma quella volta lì andò in modo diverso. Non ricordo bene il perchè ma sbagliai tutto!. La macchina partì di traverso come un missile e si piantò in un muro di neve che ci salvò dall'urto contro un palo della luce. Tra le risate delle spettatrici scendemmo dalla macchina. Non c'era modo di uscire da quella situazione. La macchina non ne voleva sapere di fare retromarcia. Eravamo bloccati e le austriache, salutandoci con le braccia alzate, andarono a sciare. Quando ormai avevamo perso la speranza di riuscire da soli a toglierci da quel guaio, dalla boscaglia uscì lo Yeti! Un boscaiolo alto un metro e mezzo e largo altrettanto, con un ascia in mano che si dirigeva verso di noi. In un Italiano molto simile al Tedesco, mi disse di salire in macchina, di mettere la retromarcia e di dare pochissimo gas. Lui si portò sul davanti, posò l'ascia, allargò le zampe, prese l'auto da sotto il muso e, con tre o quattro strattoni possenti, la spostò di quel tanto che mi permise di uscire da quella situazione. L'auto non aveva subito alcun danno. Dopo due minuti, senza parlare, lo Yeti buono era di nuovo sparito nel bosco.
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