Anche d’estate mamma lavorava fino a tarda sera ma papà aveva spesso i pomeriggi liberi e quindi, a piedi, andavamo alla stazione e si partiva per Viareggio con il treno. Appena arrivati, sempre a piedi, andavamo fino al mare, si stava sulla spiaggia fino al tardo pomeriggio e poi si faceva tutto il percorso inverso. Una volta al bagno “Tre stelle” organizzarono una festa per ragazzini ma, purtroppo, l’orario di inizio era fissato per le 7 di pomeriggio cioè esattamente l’orario nel quale i pendolari delle vacanze iniziano la transumanza. Io, questa volta, volevo restare con tutti i miei amici “residenti” (quelli la cui famiglia poteva permettersi una lunga vacanza) e, con l’aiuto del bagnino Romualdo, riuscii a convincere Angelino a lasciarmi lì sotto la sua protezione. Avrei potuto dormire nella cabina accanto alla sua nella quale avrebbe messo un lettino e il pomeriggio seguente avrei atteso senza mai muovermi dal bagno, l’arrivo di papà. Della festa non ricordo niente ma, quella volta, non riuscii a dormire bene e la mattina, all’alba, essendo ben sveglio, decisi di andare a fare un giretto sulla passeggiata che, tra le cinque e sei del mattino, era completamente deserta. Non ricordo né il motivo né il tipo di richiesta ma fui veramente stupido ed ingenuo (accidenti all’amore per le macchine!) ad accettare un inutile passaggio da uno sconosciuto. Salii su quella Austin A40 bianca targata Firenze. Lui disse di essere un giornalista, che era una persona rispettabile e che non mi dovevo preoccupare. Mentre guidava cominciò però a mettermi le mani addosso. Non sapevo cosa fare né cosa dire. Pensavo solo a come far fermare quella macchina. Fu stupido anche lui perché abboccò alla mia richiesta di poter fare la pipì. Appena riuscii a mettere piede in terra mi misi a correre come non avevo mai corso prima e, senza mai voltarmi indietro e facendo un giro molto tortuoso, tornai nella cabina dalla quale non sarei mai dovuto uscire. Dopo poco, Romualdo, che non si era accorto di niente, mi preparò la colazione e alla domanda “Come è andata?” risposi “Tutto bene…” esattamente le stesse parole pronunciate alla stessa domanda fattami, dopo poche ore, da Angelino. Che bischerata!
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