Gli anelli della vita


La domenica mattina, dopo la Messa, era consuetudine passeggiare in centro. C’erano tante ragazzine e, di conseguenza, tante possibilità di incontro. Le possibilità non andavano mai buttate via. Ero con Giulio e un altro paio di amici. Da via Roma, girato l’angolo della Cubana ci immettemmo in via Fillungo. A quel tempo, anche se di domenica, c’era molta meno gente di adesso e quindi l’occhio attento dei maschietti correva alla ricerca di visini conosciuti per attaccare un discorso sicuramente più interessante di quello che poteva essere fatto con gli amici di sempre. Mi piaceva camminare nel centro per due motivi. Primo perché essendo ancora bassetto, utilizzando la forma a schiena d’asino della strada, apparivo più alto di quello che in realtà ero e, la seconda, perché ritenevo di avere più probabilità di essere notato. Tutto avvenne come in un sogno. Sentii un grido e, con la coda dell’occhio, vidi qualcosa che cadeva giù esattamente davanti a Marinella. La testa batté violentemente sul piccolo gradino del negozio e il corpo restò in mezzo alla strada. Dalla testa fracassata venne fuori, in un attimo, un lago di sangue, come fuori venne anche il contenuto. Una visione che, indipendentemente dall’età in cui è vissuta, si dimentica con difficoltà quando succede a cinque metri da dove ti trovi.
“Insegnante si suicida gettandosi dalla finestra”.
Questo fu il titolo cubitale che apparse il giorno dopo sulla cronaca cittadina ma io non riuscii a leggere niente esattamente come non riuscii a mangiare la pastasciutta per alcuni giorni. Mi ricordava qualcosa…