L’anziano professor Guazzelli entrò lentamente nell’aula, sistemò le cose sulla scrivania e, con lo sguardo lanciato sopra gli occhiali portati bassi sul naso, quel giorno esordì:
“Salve ragazzi, oggi voglio spiegare”
“…………”
“Anofele, sei presente?”
“Si, professore, sono qui”
“Bene, allora esci che non voglio rotture di palle.”
L’anofele è il nome di una zanzara che rompe le palle e quindi mi alzavo e andavo fuori. Avevo alternative? Appena arrivavo dal bidello venivo accolto dalla solita frase “…oggi il Guazzelli spiega eh?”. Questo solo per dire che, non ostante le apparenze, quel professore ed io ci volevamo bene sul serio. Quando molto anni dopo seppi della sua morte, il mio pensiero ha seguito percorsi sconosciuti rispetto a quelli effettuati per tutti gli altri insegnanti che avevano compiuto il loro ultimo passo. Di spiegazioni ne ho sentite veramente poche ma la materia mi piaceva e quindi non avevo problemi ad imparare leggendo i testi. Ero invece sempre presente alle interrogazioni che, nel rispetto del personaggio, avvenivano in maniera decisamente originale. Apriva il registro di classe e lanciava un lapis sopra l’elenco dei nomi. Il primo nome sorteggiato era comunque l’unico sfortunato in quanto, allo stesso modo, apriva a caso anche il libro di chimica e si posizionava sulla pagina di sinistra. Quanto c’era scritto corrispondeva esattamente alla domanda che avrebbe fatto. L’interrogazione durava la lunghezza di quella pagina perché, la pagina di destra sarebbe stata l’oggetto della domanda che veniva posta al nominativo che, in ordine alfabetico, seguiva il primo sorteggiato. Di seguito girava una pagina, chiamava il prossimo nominativo e così via. Appena pronunciato il primo nome e conosciuta la pagina, nella classe tutti scorrevamo velocemente l’elenco nominativo calcolando facilmente la “nostra pagina”. Durante le interrogazioni, uno rispondeva e gli altri studiavano. Il bello era che, indipendentemente dalle risposte fornite, il voto che andava sul registro era assolutamente imprevedibile. Alcune frasi pronunciate a giustificazione di voti assurdi sono ancora chiare nella memoria:
“Hai detto tutto bene ma non hai capito niente, 5”
“Non sai niente ma si vede che ti sei impegnato, 7”
“Mi dispiace ma si sente che sai le cose a memoria, 4”
A fine anno bocciava chi veramente non sapeva la materia e i voti finali erano la cosa più corretta e giusta che si potesse vedere. Non ho mai capito come faceva a capire. Quel giorno successe una cosa che, pensandoci bene, prima o poi sarebbe dovuta accadere. Girò pagina e chiamò il Marchi. Dovette chiamarlo più volte perché l’alunno, pur alzandosi in piedi, continuava disperatamente a studiare la sua pagina. Finalmente, si staccò dal banchino, e si posizionò a fianco della cattedra in attesa della domanda.
“Bene, bene. Parlami dello Zolfo”
“…………”
“Marchi, hai capito la domanda?”
“Mi scusi, perché mi chiede lo Zolfo?”
“Perché viene dopo il Calcio e a te tocca questa.”
“Come viene dopo il Calcio. Dopo il Calcio viene il Sodio.”
“No bimbo, a te tocca lo Zolfo, il Sodio è due pagine più in là.”
“Mi faccia vedere….Oddio, ho sbagliato pagina!!!”
“Ma il Sodio lo sapevi?”
“Si”
“Ti credo sulla fiducia, vai a posto“
“Ma quanto mi da?”
“7 per il Sodio e 3 perché sei un coglione, la media fa 5”
Ciao professore!
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