
La bellezza è un concetto relativo legato alla società e all'epoca in cui si vive. Ma, a parte le popolane, come doveva apparire una nobildonna medievale lucchese per essere considerata bella? Alcuni parametri erano imprescindibili. Il seno “doveva” mostrarsi piccolo e quindi indossavano un corsetto per appiattirlo perché era il ventre, come simbolo della fecondità femminile, che era maggiormente considerato al punto da far indossare imbottiture per accrescerne la prominenza così da farle sembrare tutte... in stato interessante! La vista più conturbante non era quella del seno, ma del piede o meglio ancora del polpaccio. I capelli, poco visibili, chiari e su una fronte particolarmente alta, venivano tirati e raccolti sulla nuca, parzialmente coperti da veli guarniti da uno o più strati di volant. La pelle obbligatoriamente più chiara possibile perché, oltre a procurare le rughe, una eventuale ed anche leggera abbronzatura sarebbe stata indice di persona spesso esposta al sole e quindi non poteva certamente essere benestante... perché lavorava! Su una pelle particolarmente bianca si dovevano vedere le vene blu e per questo motivo, ancora oggi, si usa il detto “...avere il sangue blu...” per indicare una persona non certamente di bassa estrazione. Già nel XIII secolo esistevano trattati di cosmetica che descrivono in modo dettagliato come nascondere le rughe, rimuovere gonfiori da viso e occhi, schiarire la pelle, nascondere le macchie e le lentiggini, tingere i capelli, fare la ceretta... In sintesi una bella donna doveva apparire... beh, basta vedere come veniva rappresentata la Madonna nell'antichità! La Chiesa, dal canto suo, condannò la cosmesi mettendo al bando anche i bagni pubblici imputati di essere focolai del vizio con il risultato che ci fu una decadenza generalizzata delle consuetudini igieniche.
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